Verità Apparente: Una tranquilla città di provincia

Una mattina piovosa, il 2 febbraio del 1988, una di quelle mattine tipicamente invernali in cui Pordenone, operosa cittadina friulana si risvegliava per riprendere il lavoro quotidiano; una città di provincia, tranquilla, bella e a misura d’uomo. Uno di quei posti che sembra essere al riparo dalla follia quotidiana delle metropoli, in cui la vita scorre serenamente. Un posto in cui non immagini possa accadere quello che invece accadde a Anna Laura Pedron, 21 anni, bella e irreprensibile ragazza di buona famiglia. Una ragazza come tante, dalla vita ordinaria; aveva da poco terminati gli studi, aveva un fidanzato, un impiego temporaneo come baby sitter. Una ragazza che fino all’età di sedici anni non aveva dato nessun problema alla famiglia; una data fatidica quello del compimento del sedicesimo anno, perché proprio allora accadde qualcosa che la cambiò profondamente. Spinta da una cugina, la ragazza si avvicinò alla setta Telsen Sao, creata da Renato Minozzi, sulla base delle sue teorie su una presunta civiltà extraterrestre che migliaia di anni prima avrebbe colonizzato la terra; una setta innocua, se vogliamo, ma che aveva coinvolto la ragazza a tal punto da modificarne profondamente il carattere. Anna Laura, che fino ad allora era stata una tranquilla e solare adolescente, con uno splendido rapporto in famiglia, sia con i genitori, sia con le sorelle più piccole, si trasformò in una ragazza chiusa, diffidente. La madre la descriveva come una ragazza che all’improvviso creò un muro tra se e la famiglia. Torna il sereno dopo 4 anni di assoluto estraniamento dalla vita familiare, la ragazza aveva ritrovato la sua allegria e da qualche giorno aveva anche un lavoro temporaneo: faceva la baby-sitter ad Andrea, un bimbo di 20 mesi, presso una famiglia bene della città. La famiglia risiedeva in una via periferica e tranquilla, via Colvera, in un condominio abitato da poche famiglie irreprensibili. Le cose cambiano però in maniera drammatica quella mattina, poco prima delle 13,00, quando la signora Marina, la padrona di casa, rientra dopo aver preso da scuola la sua bambina più grande. La donna arriva sulla soglia e infila le chiavi nella toppa della serratura, ma c’è qualcosa di strano che la colpisce immediatamente: dall’interno dell’appartamento si ode il pianto lungo e intenso del bambino. La signora Marina cerca di girare la chiave nella serratura, ma non ci riesce, perché qualcosa blocca la serratura; prova allora a suonare, dapprima con qualche scampanellata, poi sempre più insistentemente. Ma dall’interno della casa arriva solo il pianto disperato del piccolo Andrea. Ormai fortemente preoccupata, la donna sale al piano superiore e chiede di poter chiamare il proprio numero di casa (non c’erano ancora i cellulari), ma dal suo appartamento il telefono da sempre il segnale di occupato, così la donna chiede ai vicini del quinto piano di potersi affacciare per vedere il suo balcone. Chiama ad alta voce la ragazza, ma non ottiene nessuna risposta. Anna Laura è stata uccisa. A questo punto la signora Marina chiama i pompieri. Una volta forzata la porta appare una scena agghiacciante: all’interno Anna Laura c’è, ma non avrebbe mai potuto rispondere poiché è morta, riversa su un tavolo, con accanto una lampada da tavola rotta. A parte questi particolari, l’appartamento è in ordine. Successivamente interviene anche la scientifica, poiché è chiaro che la ragazza è stata uccisa. I primi rilievi alimentano immediatamente dei sospetti: accanto al volto della ragazza, che è riversa sul tavolino, c’è un cuscino. Lei è supina sul tavolo, con le gambe quasi a formare un angolo retto e le braccia in croce, con la maglia sollevata sul petto, pantaloni e slip abbassati sotto le ginocchia. Presenta molte ferite da taglio, ma nessuna di esse è mortale. Come stabilirà in seguito l’autopsia, la ragazza non è morta per le ferite, ma è stata soffocata, proprio con quel cuscino accanto al suo corpo. Particolare importante: non ha subito violenza e che le ferite sul corpo sono prodotte dai frammenti di quella lampada che è sul pavimento, rotta. Non è stata uccisa quindi con il coltello ritrovato accanto a lei, perché lo stesso è seghettato ed è assolutamente pulito. E’ un depistaggio, così come sono un depistaggio le macchie di sangue sparse in giro, sul citofono, in cucina; l’assassino si è lavato le mani e ha ucciso apparentemente senza movente. L’assassino ha agito in preda ad un raptus? Sembrerebbe di si; si è accanito sul corpo, perché prima di soffocare la povera ragazza, ha tentato di strangolarla, come si desume dal segno che Anna Laura presenta sul collo. Un omicidio quasi perfetto, poiché l’assassino non ha lasciato tracce, ma solo in apparenza. La setta. Le indagini partono immediatamente, ma devono scontrarsi con una serie di problemi, originati in primis dalla vita assolutamente senza macchie e ombre di Anna Laura, e poi con le modalità stesse dell’omicidio. Nessuno ha visto nulla, in quel condominio poco abitato, anche perché la strada adiacente è tranquillissima. Per cui appare evidente sin dall’inizio che sarà dura dare un nome al misterioso assassino. Si scava nella vita della ragazza, che presenta solo un lato oscuro, quell’appartenenza alla setta Telsen Sao; vengono interrogati in tanti, con risultati inesistenti. Anche il fidanzato della ragazza, interrogato, fornisce un alibi di ferro e ben presto le indagini si infilano nel classico vicolo cieco. Resta la pista setta, quel gruppo che però appare inoffensivo, con rituali strani che impongono agli adepti di imparare una lingua che il guru del gruppo definisce come la lingua parlata dagli antichi; ci sono poi quei “viaggi astrali” che gli stessi adepti compiono per congiungersi con gli antichi, ma anche questi sono frutto al limite solo di un’immaginazione fervida e manipolata. In effetti, negli anni 1970 tra i giovani della Pordenone “bene” era sorta una setta fondata dal leader Renato Minozzi il quale asseriva di essere in contatto con il messaggero astrale Telsen Sao, al cui nome aveva consacrato una comunità “telseniana” dedita a riti occultisti, viaggi astrali, ufologia. Oggi non esiste più, sciolta dopo l’omicidio di Annalaura , casualmente uccisa dopo che si era allontanata dalla setta….. Comunque, Minozzi stesso ha un alibi e gli adepti si mostrano “collaborativi” e persino evocano la civiltà aliena perché gli indichi chi ha ucciso la loro giovane sorella. Ne esce fuori pure un bizzarro identikit del presunto aguzzino. “Collaborazione”, secondo quelli del Cenacolo 33, “depistaggio”, a detta degli inquirenti. Un cold case? Poco alla volta, l’omicidio misterioso di Anna Laura diventa un cold case: le indagini diventano meno assidue e il delitto viene ricordato come “l’omicidio della baby sitter”, in maniera riduttiva, poiché dietro l’appellativo c’era una ragazza per bene, con tutta la sua voglia di tornare a vivere dopo i quattro anni in cui si era estraniata dal mondo per seguire le illusioni della Telsen Sao. Fino a quando, 21 anni dopo, quasi come una nemesi, visto che Anna Laura aveva 21 anni il giorno in cui venne rinvenuta morta, un colpo di scena getta una luce inquietante sul caso. Grazie DNA. Quando nel 1988 la polizia scientifica aveva rilevato le tracce biologiche dalla scena del delitto, aveva conservato dei reperti, così nel 2009, grazie alle nuove tecniche di estrazione del Dna, la scientifica raccolse i dna dei vari sospettati che all’epoca dei fatti avevano avuto a che fare in qualche modo con il delitto ed ecco saltare fuori il nome del probabile assassino: David Rosset, che all’epoca dei fatti aveva poco più di 14 anni, un altro seguace di Telsen Sao. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il ragazzo, infatuato di Anna Laura, quel fatidico 2 febbraio l’aveva raggiunta sul posto di lavoro e si era fatto aprire la porta. Poi aveva tentato in qualche modo di abusare della stessa, che si era difesa; il ragazzo aveva perso la testa e l’aveva soffocata, dopo aver tentato di strangolarla. Con l’aiuto della madre, aveva inscenato il depistaggio. Era stata proprio la donna a posizionare il corpo nel modo in cui venne ritrovato. Rosalinda Bizzo Rosset, la madre di David, anch’essa aderente alla setta, era addirittura una “pilotessa” nei viaggi astrali della setta. Ma non solo: per una bizzarra coincidenza, era anche la donna che consegnò agli inquirenti l’identikit. La Bizzo viene accusata di favoreggiamento, frode processuale e vilipendio di cadavere: secondo gli inquirenti sarebbe accorsa in aiuto del figlio nell’appartamento in via Corvera e avrebbe ripulito la scena. Tutto quadrava: la ragazza doveva conoscere il suo assassino, poiché gli aveva aperto la porta; l’assassino doveva per forza essere qualcuno che non creasse imbarazzo alla ragazza, qualora i proprietari di casa, ovvero i genitori del piccolo Andrea, fossero rientrati in anticipo. Come va a finire? Assolto perché non imputabile. Questa, a distanza di 25 anni dall’omicidio, è stata la sentenza emessa dai giudici della Corte d’assise d’appello di Trieste, a luglio del 2013, nei confronti di David Rosset, pordenonese, 41 enne, al momento della sentenza. Rosset non ha mai partecipato alle udienze né ha mai preso posizione circa la propria colpevolezza o innocenza. L’accusa aveva inutilmente chiesto la condanna a 24 anni di reclusione, mentre la difesa sperava in un’assoluzione nel merito e non legata all’incapacità di intendere e di volere all’epoca dei fatti o comunque il giorno del delitto. In primo grado i giudici si erano pronunciati per la prescrizione, non entrando nel merito della vicenda. In secondo grado è stata invece rivalutata una perizia psichiatrica a cui Rosset, giudicato non imputabile, era stato sottoposto durante il primo grado. Perizia a cui questi giudici avevano dato un peso relativo, mentre quelli d’appello l’hanno ritenuta fondamentale. La perizia: “Bambino dallo sviluppo affettivo congelato per le frequentazioni della setta Telsen Sao”, «David Rosset all’epoca dei fatti non era maturo», e così David Rosset, dopo 25 anni, ottiene l’assoluzione. Non ha mai fatto un giorno di prigione. Essere stati membri di una setta parrebbe quindi essere una comoda strada per farla franca dopo un brutale omicidio.

Vi aspettiamo in diretta alle 17 di mercoledì 26 febbraio.

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