Covid-19, tutti in libertà condizionata!

Giovedì 23 aprile 2020 puntata speciale di Azione&Diffusione dove si parlerà dell’agente patogeno che sta condizionando la nostra vita di tutti i giorni e che, purtroppo, la condizionerà per molti mesi a venire andando a cambiare radicalmente quello che per noi è stata, fino a febbraio 2020, la semplice e quasi monotona “normalità”.

Una normalità che oggi affannosamente andiamo a ricercare dopo averla perduta, forse per anni, ma sicuramente per molti mesi.

Ci stiamo lentamente svegliando e forse ancora non abbiamo compreso realmente cosa è cambiato (tutto…) e cosa no. Finchè siamo stati chiusi in casa, chi ha saputo comprendere il motivo percui è stato giusto chiudersi in casa non ha sentito questo “obbligo” come una grave imposizione, anzi, ha saputo riscoprire una quasi tranquillità forse persa da molto per i tanti altri problemi gravi del nostro paese: il virus è fuori dalla porta, la casa è diventata oggi più che mai il nostro rifugio dal mostro brutto e cattivo.

Ma il mostro brutto e cattivo da cui ci si deve “proteggere” è solo il virus covid19 o ci sono anche altri mostri dai quali occorre ora più che mai proteggersi? ad esempio dalla deriva “pericolosa” di attacchi alla libertà?

Lo scrittore George Orwell tanti anni or sono ci ha “avvisati” fantasticando tra la realtà e la fantascienza di una realtà, per noi ai tempi incredibile ma che oggi sembra sempre più giorno dopo giorno così vicina quasi da toccarla con le mani, niente codice a barre sul braccio o dietro al collo, ma un dispositivo obbligatorio, bracciale o smartphone con relativa app per poterci muovere liberamente.

Quello a cui assistiamo in questi giorni è una corsa “all’app” da parte delle istituzioni italiane che ha scatenato pesanti attacchi dagli intellettuali di mezzo mondo, da parte della politica e dei cittadini sull’uso dei dati raccolti, sulle dovute garanzie e persino sulla possibile “tracciatura” con “schedatura” di gran parte della popolazione, se non proprio tutta!

Da una parte si è addirittura parlato di un possibile incentivo per far si che l’app venga installata da quanti più cittadini possibile e almeno da oltre la metà della popolazione ma di converso di limitare la mobilità di chi  non la vuole installare; in pratica intendono così “premiare” con più possibilità di movimento chi acconsente a cedere il controllo della propria vita di tutti i giorni! Questo ricorda vagamente “il bastone e la carota” o il cane che quando ti riporta l’osso, gli dai la crocchetta.

Non ha forse il sapore di un estorsione sulla nostra libertà?
E’ veramente tutto fatto “solo” per una prevenzione a fin di bene nei nostri confronti?

Questa linea di pensiero però si scontra, palesemente, con la tanto decantata neutralità, anonimicità e volontarietà dell’installazione dell’app sul proprio devices: non puoi premiare o limitare un anonimo, ma solo una persona che viene schedata e tracciata in tutto e per tutto, e chissà cos’altro.

 

Dobbiamo fare mente locale al fatto che siamo un paese dove i peggiori scandali sulla vita delle persone sono venuti proprio dalle istituzioni? dove la corruzione la fa da padrone? dove le ingiustizie cagionate al cittadino provenienti proprio dalle istituzioni che si vantano di proteggere il cittadino sono all’ordine del giorno, dove la sanità è stata ridotta ad un grande ospedale da campo anche se dentro quattro mura di cemento?

 

Sappiamo bene che un’arma di schedatura di massa dei cittadini “potrebbe”, il condizionale è d’obbligo, essere usata anche per ben altro che il solo monitoraggio del covid19.

 

D’altronde l’Italia, aimè, ci ha abituati a ben altro, prendendosi tutto, anche la nostra libertà spesso con sentenze al limite della truffa giudiziaria, rifiutandosi poi di ammettere il proprio errore scaricandolo su “truffe&raggiri” quando il malcapitato cerca di avere accesso alla cd “Giustizia” trovandosi impotente anche davanti a reati di assai gravità, ma siccome commessi da chi può “gestire” la giustizia, bellamente insabbiati, sempre e solo a costo non solo del malcapitato di turno ma anche della collettività; ed è così che si innesca un circolo vizioso di corruzione e malaffare simile a quello della cd “mafia”, un circolo vizioso che coinvolge indistintamente tutto e tutti perchè quando non accedi più ad una vera giustizia, è anarchia, il più forte e scaltro calpesta i diritti del più debole ed ingenuo che si trova poi senza alcuna protezione dallo Stato.

Si dice che se ti amputano il dito mignolo in confronto a chi ha perso le gambe è nulla, ma se tu, sei un bravissimo suonatore di pianoforte la tua carriera e spesso anche la tua vita è finita. Al contrario, chi ti ha amputato illecitamente il dito se la ride del fatto che pur denunciato, i colleghi si arrogano il diritto “eludere” l’azione penale con travisazioni e falsità al solo ed unico scopo di non fargli patire l’onta dell’errore e l’eventuale onere sul risarcimento che, stando al nostro ordinamento, dovrebbe elargire anche se in un modo piuttosto ferraginoso. Ma a molti di noi, basterebbe solo una cosa per dirsi “la legge è uguale per tutti” ovvero di vederlo allontanare dal “potere” di cui ha abusato per anni in modo che non possa più fare del male a nessuno.

Ora, consci di tutto questo, consci dell’essere considerato il paese con la più alta “carica” di corruzione nell’accesso alla giustizia (fonte) possiamo dire di essere “tranquilli” ad installare un applicazione della quale non sapremo nemmeno con esattezza cosa traccerà e cosa no? se aprirà anche il microfono a nostra insaputa, la telecamera, accederà ai dati del gps, ai dati delle app sanitarie installate, alle nostre email, documenti, foto, rubrica e quant’altro oltre a sapere chi è vicino a noi per mezzo dell’interazione con il wi-fi ed il bluetooth?

 

Forse sarebbe il caso che a gestire l’applicazione sia un soggetto terzo, un ente privato che goda anche di tutte le garanzie del poter usare la propria coscienza e soprattuto dare garanzie reali sui dati realmente “amministrati”.

 

Sinceramente, a parere di chi scrive, la fiducia la si deve guadagnare nelle Procure della Repubblica e nei Tribunali, i cd “gestori” della “giustizia” … in proposito qui sotto alcuni recenti articoli sulla “giustizia” italiana, a cui le istituzioni, avendo forse altre priorità hanno scelto deliberatamente di non prendere alcuna posizione e mettere un enorme mano ferma per fermare gli abusi, anche davanti a prove inequivocabili che avrebbero dovuto far commissariare interi uffici istituzionali.

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Vi aspettiamo in diretta alle 21:00 dove faremo due chiacchere con l’avvocato Gianni Casale, ideatore di un applicazione simile a quella di cui tanto si parla in questi giorni.

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