Ingiustizia “canina” quando la realtà supera la finzione

Riportiamo fedelmente il contenuto dell’articolo uscito sul giornale “La provincia di Como” oggi 11 novembre 2020 che riguarda una situazione che si “trascina” da diversi anni a causa di una magistratura che di fare giustizia non ne ha spesso voglia. Una vicenda che vede la prima estorsione nel 2013 ed il processo “solo” nel 2020 …. in pratica alla prescrizione di alcuni reati.

Torna in un’aula di tribunale il caso del sequestro di Chihuahua ai danni di Silvana Paolini, ex proprietaria di un negozio di articoli di animali in città, finita al centro di un presunto caso di maltrattamento di animali. Stavolta è parte offesa nel processo che da oggi si celebra davanti al tribunale di Potenza a carico di Antonio Colonna e di Stefania Cesareo, rispettivamente ex presidente e attuale vicepresidente dell’associazione animalista Eital. Entrambi gli imputati (intervenuti nel sequestro Paolini) sono stati indagati dalla Procura di Nocera Inferiore per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di vari reati tra i quali estorsione, violenza privata, calunnia nell’ambito di un disegno criminoso volto a denunciare tramite l’associazione Eital falsi maltrattamenti di animali al fine di poter procedere alla comunicazione delle notizia di reato e successivamente, grazie alle richieste di sequestro, richiedere l’affidamento degli animali.

Il processo si celebra a Potenza perché l’estorsione più grave contestata sarebbe stata commessa nel territorio di Tito, ma la Forestale di Nocera ha svolto una serie di indagini, acquisendo tutti i fascicoli aperti in Italia in diverse province. Una ventina le persone offese, fra cui la signora Paolini e lo stesso Ministero della giustizia in quanto la calunnia è reato conto l’amministrazione della giustizia.

<E’ stato delineato un impianto accusatorio serio e rigoroso dal quale si evince come in molti casi gli animali dopo l’intervento di Eital e la richiesta di affidamento siano spariti o morti – spiega l’avvocato Rita Ronchi, che in questo processo difende anche la signora Paolini – Come nel caso della signora Paolini, i cui cani posti sotto sequestro sono stati tenuti in luoghi inidonei ove si sono rilevate effettive condizioni di sofferenza degli animali. I luoghi indicati da Eital per la custodia degli animali in affidamento erano case private di soggetti sodali con gli intenti di Eital. La via investigativa si è poi nutrita di una serie di denunce di ignari cittadini che hanno subito segnalazione di maltrattamento calunniose e sequestri illegittimi>.

Diffidare di sedicenti esperti. <Queste associazioni generalmente operano nelle piccole province e impongono il loro intervento autoproclamandosi “esperti” e, cosa ancor più grave, facendosi nominare senza alcun controllo, ausiliari di polizia giudiziaria – sostiene Ronchi – L’interesse di queste associazioni è poi quello di appropriarsi in modo più o meno legittimo dei cani attraverso l’affidamento a terzi, peraltro dietro compenso. L’intento di Eital era calunniare le persone per poi appropriarsi dei loro animali come accertato anche dal tribunale di Como che ha assolto la signora Paolini. Nel frattempo però ha chiuso il negozio, ha perso la casa e ha dovuto difendersi in un processo>.

La tutela degli animali non è intento primario delle Procure e così enti non autorizzati possono liberamente operare e promuoversi come enti abilitati a richiedere l’affidamento dei cani in sequestro dopo che le stesse associazioni hanno formulato accuse infamanti di maltrattamento animali. Peccato che i malcapitati, i cittadini, hanno atteso anni di processi per dimostrare la loro innocenza contro accuse infondate promosse da sedicenti animalisti. Il processo contro gli ex presidenti Eital più altri sodali per associazione per delinquere, estorsione, truffe, calunnia e appropriazione indebita è iniziato per condotte contestate commesse dal 2013 al 2017. Tante vittime non sono state citate perché molti sono ancora in attesa di processo e altri hanno avuto paura del sistema ed hanno patteggiato o richiesto una messa alla prova per estinguere il reato.

I cittadini hanno paura della giustizia e dei costi conseguenti all’esercizio dei propri diritti di difesa. Non dovrebbe essere così. Speriamo che finalmente venga fatta luce su questi gravissimi fatti e che si ponga attenzione sul ruolo dei sedicenti animalisti. Azione Collettiva segue con attenzione la vicenda dalla parte delle vittime e degli animali. Questa vicenda dimostra l’esigenza di porre attenzione agli interventi delle guardie zoofile e del dovere di informazione dei cittadini. Rimane la perplessità sulla lentezza degli accertamenti giudiziari e su un processo che inizia a 7 anni dalla prima estorsione contestata. Azione Collettiva seguirà la vicenda con particolare interesse e ove emergessero responsabilità ulteriori promuoverà come ente le azioni del caso.