ART.3 LETTERA H: Repubblica MagItalia

In queste ore sta passando al vaglio del parlamento la riforma penale tanto osannata dal Ministro Bonafede.  Si è parlato molto, tra pro e contro della riforma della prescrizione ma ai più è “sfuggita” tra le altre novità che eliminano garanzie sacrosante per l’imputato un’aberrazione ben descritta nell’articolo 3 lett. H della nuova riforma.

Ciò che sfugge ai più è un aggravamento, nella sostanza, di ciò che avviene già oggi con l’abuso del mod.45

Vediamo di fare un pò di chiarezza descrivendo a chi non “mastica” questa materia così affascinante ma al tempo stesso così manipolabile e piena di opportunità di compiere abusi da parte dell’organo inquirente e giudicante, cosa avviene oggi e cosa potrebbe avvenire “dopo” la riforma.

In estrema sintesi il mod.45 è un registro dove “dovrebbero” confluire solo le denunce che contengono la descrizione di fatti che non sono inquadrabili, nemmeno astrattamente, in fattispecie di reati previsti e puniti dal codice penale. Per farvi un esempio, nel registro del mod.45 vi giungono anche le denunce per lo smarrimento della carta d’identità, perchè non è stato commesso nessun reato, ma se chi la trova, commettesse un reato spacciandosi per il titolare del documento, l’aver preventivamente denunciato lo smarrimento, vi tutela. E per essere ancora più chiari, estremizzando, se qualcuno denuncia che la propria moglie ogni notte esce di casa facendo le corna al marito con un alieno che parcheggia persino l’ufo in giardino rovinando il prato inglese appena seminato. Ecco. E’ chiaro no? denunce senza alcun senso = mod.45.

Ebbene, nella realtà, purtroppo, il registro mod.45 di ogni Procura Italiana pullula invece di denunce per i più disparati reati omissivi, di favoreggiaemnto e di falso, alcuni palesemente, altri solo presunti, commessi da magistrati, pubblici ufficiali e dipententi della PA in generale. La maggioranza se non quasi totalità delle denunce che finiscono nell’archivio mod.45 sono contro Magistrati perchè sono coloro che decidono, spesso arbitrariamente, l’esercizio o il non esercizio dell’azione penale. Accade troppo spesso che il Pubblico Ministero ricevendo una denuncia contro il collega di un’altra procura (perchè la competenza è gestita dall’art. 11 cpp)  viene improvvisamente colpito da un istinto “materno/paterno” decidendo quindi di “salvare” e favorire la posizione del collega; per farlo abusa a sua discrezione di questo registro così eludendo totalmente l’azione penale attribuendo a tutti gli effetti una impunità di fatto a tutta la categoria.

Badare bene: se le denunce proposte sono infondate scatta immediatamente la controdenuncia per calunnia, ma se sono fondate, statene certi, ci sarà il “silenzio degli innocenti” …… perchè portarvi a processo significherebbe solo accertare la verità in una pubblica udienza in contraddittorio e loro, è proprio questo che non vogliono.

Però, c’è un però, in base alle direttive comunitarie, alla costituzione (che indica che l’azione penale è obbligatoria), alla circolare del Ministero della Giustizia del 11 novembre 2016 e a quella della Procura generale n.3225/17, viene indicato che nessuna denuncia per gli articoli 323 CP (abuso di ufficio) e 328 CP (rifiuto di atti di ufficio/omissione) possano essere iscritte nel registro mod.45 andando così ad esporre il Pubblico Ministero che lo fa ad un reato penale (rifiuto di atti di ufficio art. 328CP e favoreggiamento personale art. 378CP) e a possibili, anche se utopistiche visto l’andazzo, sanzioni disciplinari.

Anche se questo appena descritto non è l’unico modo per “assolvere” i colleghi a discapito di vere e proprie vittime e vite distrutte da vicende paradossali, perchè vengono usati anche altri “trucchetti” come il rallentare con pretestuose richieste di archiviazione i procedimenti penali, perdendone talune volte anche numerose volte il fascicolo poco prima dell’udienza, fino a poi “accorgersi” improvvisamente di essere giunti alla maturata prescrizione del reato o in mancanza si può sempre decidere di archiviare “creativamente” scambiando piselli per fagiolini sui fatti descritti nelle opposizioni alle richieste di archiviazione “paracadute” nei confronti dei colleghi.

Perchè ricordiamoci: la nuova riforma della prescrizione BLOCCA la prescrizione SOLO dopo il primo grado, le denunce che vengono sabotate con i metodi poco sopra descritti, ovviamente, non giungono MAI ad un processo e quindi, dopo un tempo che va dai 6 ai 7 anni e mezzo il reato è definitivamente prescritto.

La nuova riforma, di cui inseriamo qui uno stralcio relativamente all’art. 3 lettera H del testo

“prevedere che gli uffici del pubblico ministero, per garantire l’efficace e uniforme esercizio dell’azione penale, individuino criteri di priorità trasparenti e predeterminati, da indicare nei progetti organizzativi delle procure della Repubblica, al fine di selezionare le notizie di reato da trattare con precedenza rispetto alle altre; prevedere che nella elaborazione dei criteri di priorità il procuratore della Repubblica curi in ogni caso l’interlocuzione con il procuratore generale presso la corte d’appello e con il presidente del tribunale e tenga conto della specifica realtà criminale e territoriale, delle risorse tecnologiche, umane e finanziarie disponibili e delle indicazioni condivise nella conferenza distrettuale dei dirigenti degli uffici requirenti e giudicanti”

porterebbe di fatto ad un arbitrarietà dell’azione penale, una discrezionalità facilmente giustificabile, un attentato alla certezza della pena e prima ancora dell’azione penale: il Pubblico Ministero può decidere in base a un X di variabili facilmente manipolabili (visto quanto appena sopra descritto) per eludere totalmente e impunemente l’azione penale verso colleghi, amici, personale della PA che gode già del “famoso” paracadute numero 45.

La legge è davvero uguale per tutti?

E’ accettabile tutto questo? la Costituzione viene così totalmente “annullata” nei confronti dell’azione penale obbligatoria, e prima ancora ad oggi calpestata dai mod.45 e dal favoreggiamento “ostruzionistico” all’accertamento degli errori giudiziari fino ad arrivare ad avere negli ultimi 20 anni oltre 27.000 errori giudiziari “accertati” e risarciti dallo Stato a spese della collettività. Si dice spesa, vero, come se il problema fosse solo questo, il costo degli errori dei Magistrati, ma 27.000 persone incarcerate da innocenti coinvolgono almeno nella sofferenza almeno 100.000 persone, avranno dei genitori? dei figli? una moglie? se contiamo solo i genitori/fratelli/sorelle siamo già alla cifra appena indicata, ma se indicassimo anche moglie/marito e figli? …. i numeri lieviterebbero enormemente. E nella spesa, chi a causa di questi errori perde lavoro, casa, famiglia etc. etc. non si mette nel computo? un disoccupato allo “Stato” non costa? anche solo del mancato introito delle tasse.

E poi mettiamoci anche un ulteriore “pietra” nel calderone: è plausibile che le 27.000 persone vittime di errore giudiziario siano solo la punta dell’iceberg perchè molti altri dall’ingiustizia non ne sono mai usciti perchè accertare (far accertare) l’errore di un collega tramite l’istituto della revisione avviene solo in pochissimi casi, e non perchè gli altri non hanno i requisiti di innocenza ma perchè non giungono alla mediaticità che i casi “vincenti” hanno avuto. Molti casi, con prove incredibili di innocenza tra le mani vengono respinti dall’istituto della revisione che riporta nella sentenza errori grossolani che è umanamente difficile far passare per “sviste” o la solita e reiterata travisazione degli atti: il messaggio che i giudici sono “sbadati” non è più credibile, a meno di non affermare che il 90% dei giudici non sono in grado di fare il proprio lavoro.

Oramai ci si ritrova davanti ad una magistratura che può a “discrezione” decidere quando, chi, come e che tipo di reato processare o non processare adducendo “manipolabili” scuse su economia processuale, gravità di altri reati, risorse umane etc.

Il governo ha consegnato l’Italia alla Magistratura, in pratica abbiamo un governo che fa le leggi, ma che consegna la loro applicazione alla Magistratura che domani potrà, in base a questa riforma, fare quello che gli pare adducendo “scuse” ad hoc esattamente come oggi applica con abuso il mod.45 quando si denunciano i loro colleghi.

La corruzione è anche “la cortesia” di favorire un collega, non deve esserci necessariamente lo scambio di denaro.

Questa non è l’Italia che i cittadini vogliono.