COLPEVOLE DI INNOCENZA
Nel 1997 a Federico Scotta gli tolgono i figli. Da allora non li rivede più. L’accusa: abusi sui suoi figli. Nel 2000 entra in carcere e ci rimane per 11 anni… DA INNOCENTE!
Lui si è sempre proclamato innocente. Le perizie gli davano ragione, ma nessun magistrato gli ha creduto, con la solita e conosciuta “supponenza” dell’infallibilità. Invece stavano sbagliando, ma come al solito, come per molti malagiustiziati, per ottenere giustizia bisogna passare non per la Magistratura, che ha commesso l’errore e dovrebbe essere la prima ad avere il dovere e l’interesse a ripararlo, ma per la TV, per l’opinione pubblica, per poter leggere la vergogna di una vita distrutta e di un infanzia rubata ai propri figli negli occhi dello stato in modo da determinare così “la giustizia” ad essere giusta.
La sua famiglia grazie a queste false accuse va in frantumi, in poche ore ciò che era la quotidianeità di una normale famiglia diventa l’orrore: il braccio della legge gli suona alla vita, lo arrestano su ordine di un magistrato che sta sbagliando tutto, che non si accorge (non si accorge?) che le accuse sono frutto di manipolazione.
Federico con la disperazione prova in tutti i modi a dire che si sbagliano, che le accuse non sono vere ma come al “solito” nessuno gli crede, o meglio, forse si rendono conto del madornale errore, ma tornare sui propri passi è un onta troppo “onerosa”.
Da li un iter che dura un terzo della sua vita, fino al 2018, quando proprio grazie alla TV, a Pablo Trincia e alla mediaticità la sua richiesta di revisione non viene, come accade per molte altre, dichiarata inammissibile “de plano” e senza alcun contraddittorio anche se le prove di innocenza sono schiaccianti che vengono tuttavia quasi sempre “travisate“.
Per lui si apre la possibilità di dimostrare la sua innocenza, forse, perchè come ben sappiamo, ammettere di aver sbagliato, è un onta “inammissibile” per la nostra “giustizia” che per molti tale non è.
Martedì 18 febbraio alle 21 ne parliamo proprio con lui nella puntata di Infanzia Rubata.
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